giovedì 9 aprile 2009

E par Arp non a caso




"Arp aveva ipotizzato che il caso non fosse altro che un ordine del quale ignoriamo le leggi, e la fisica moderna rivela un mondo di gran lunga più fantastico di qualsiasi cosa mai immaginata."
Arturo Schwarz, mistero militante, art e dossier dicembre 2008


Jean (Hans) Arp nasce a Strasburgo, in Alsazia, il 16 settembre 1886.
Ha un animo da artista: fin da piccolo scrive poesie.

Arp prima di essere artista è poeta.

Nel 1911 uscì un suo libro a carattere intimistico Rune e scritti bizzarri.

Nel 1916 fu fra i fondatori, a Zurigo, del Dadaismo.

Nel 1925, partecipò alla prima esposizione dei surrealisti alla Galerie Pierre di Parigi.

Lui scultore pittore e poeta. Lei, Sophie Tauber,la moglie pittrice, architetto, ballerina e insegnante. Sono tre le A che li legano: l'A di amore, l'A di amicizia insieme al gioco e l'A di arte.

Arp muore a Basilea il 7 giugno 1966.
La sua arte è caratterizzata della ricerca dell'essenza spirituale della realtà.

Deposizione nel sepolcro degli uccelli e delle farfalle, 1916-1917 è una delle sue opere.

Il Dadaismo nutre un atteggiamento di sfiducia e disgusto nei confronti della civilizzazione impoverita dalla guerra. Dada è provocazione, scandalo e polemica.

ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 26 Giugno 2006, n. 434
Di Guido Faggion

http://www.omniartis.com/personaggio.php?id=24

L'arte è un frutto che cresce nell'uomo,
come un frutto su una pianta,
o un bambino nel ventre di sua madre.

Jean Arp

Celebri sono le composizioni di papiers decoupès a "quattro mani", all'assemblaggio casuale di elementi, già teorizzato da Tristan Tzara nel Manifesto sull'amore debole e l'amore amaro, dove il valore estetico-artistico è nella sintesi fortuita del caso.

La moglie morirà tragicamente in un incidente nel 1943 proprio mentre la coppia intendeva trasferirsi negli Stati Uniti per sottrarsi ai pericoli nazisti della guerra. La perdita dell'amica, moglie, amante e collega sarà per Arp una mancanza difficile da accettare: « ... Da quando te ne sei andata, ringrazio ogni giorno che passa. Ogni giorno trascorso che mi avvicina a te».

http://www.bta.it/txt/a0/04/bta00434.html

giovedì 5 marzo 2009

Mieli e Andreotti


COME MAI MIELI SI SCAPICOLLA A ROMA PER PRESENTARE UN LIBRO CON ANDREOTTI? - OPERA EDITA DALLA MOGLIE DI RANA RANUCCI, IL SENATORE PD CARO A CALTAGIRONE - PERCHÉ LA ‘SAPONETTA’ DEL CORRIERE S’È SCIROPPATO UN’INTERA MISSIVA DI MASSOLO?

Come? Dando comunicazione del messaggio inviato da Umberto Vattani, e leggendo poi interamente la lettera spedita dal segretario generale della Farnesina, Giampiero Massolo. Con Mieli che sottolineava il grande valore del testo di Massolo: del quale, come si sa, si parla del prossimo approdo a palazzo Chigi.

Fonte Dagospia

domenica 1 marzo 2009

Dove stiamo andando a finire?


Quando l'inaugurazione in via Bonomelli della sede di Forza Nuova - movimento di estrema destra che nella circostanza ha richiamato a Bergamo circa 300 militanti - pareva ormai compiuta senza suscitare disordini in città, ma solo le prevedibili proteste degli antifascisti, è scoppiato il finimondo fra i manifestanti.
È successo dopo le 18 di sabato 28 febbraio, quando la gente usciva dai negozi per lo shopping prefestivo e si stava recando a casa. La situazione è degenerata quando alcuni anarchici che volevano raggiungere in corteo la Malpensata (dove si erano radunati i militanti di Forza Nuova) sono stati tenuti lontani dalle forze dell'ordine. Facevano parte dei circa 600 manifestanti (tra i quali anche appartenenti a centri sociali) dell'area anarchica e della sinistra antagonista che avevano organizzato un presidio di protesta in via Quarenghi.
La manifestazione era iniziata alle 14. Alcune strade erano state bloccate per evitare il contatto fra esponenti di Forza Nuova concentrati sul piazzale della Malpensata, pronti a dirigersi in corteo verso la sede di via Bonomelli, e i manifestanti, antifascisti, dei centri sociali e della sinistra antagonista, scesi in strada per contestare l'iniziativa. A dividere le parti uno spiegamento di forze dell'ordine: polizia, carabinieri, polizia locale e protezione civile (pattuglie arrivate anche da fuori Bergamo), dislocati in via Quarenghi, in via Paleocapa (chiusa al traffico, per sicurezza), in via Bonomelli, nell'area della Malpensata, lungo la massicciata della ferrovia e nelle zone vicine.
http://www.ecodibergamo.it/stories/Cronaca/55145

_apre_la_sede_di_forza_nuova_scontri_feriti_e_arresti/

sabato 25 ottobre 2008

Frammenti di un ramoscello. 2

“Buongiorno Sig. Cicala”, salutò Laura, la nipote aiutante dello sgualdrino novarese, artista fallito, mercante d’arte e mescitore di antichi vini romani, come si sarebbe successivamente pronunciato un altro frequentatore abituale molto particolare, affetto di disturbo bipolare, quel male che lui stesso avrebbe dovuto curare nei suoi paziente. Il saluto era rivolto a Carmelo, parrucchiere estetista in pensione, sei occhi, per la sua rinomata abitudine di leggere il giornale con due paia di occhiali.
“Segnaglieli a leei”, strascicò un’altra Laura, quella del self service all’americana, la stacanovista che ogni giorno era solita prendere i caffè per lei e le sue colleghe. Di Laura ce n’erano parecchie, di ogni età, ma solo una non c’era più e lui gliela avrebbe poi cantata, che il suo nome era in una canzone, ma lei non ricordava che era proprio la Laura che non c’era colei che tanto mancava al Carletto, un altro dei frequentatori abituali.
Il caffè no, quello non poteva mancare mai. Chi lo voleva liscio o semplice, chi ristretto, chi molto ristretto ma non troppo caldo, chi corto, chi lungo, chi corretto, chi corretto con goccia, chi con correzione a parte, chi con un chicco intero di caffè (come la “mosca” nella Sambuca), chi con il vino, chi con il rosso dell’uovo fresco sbattuto, chi con la panna, chi macchiato, chi schiumato, chi con il latte freddo a parte, chi marocchino, così chiamato per l’aggiunta di latte e cacao nel bicchierino di vetro, chi d’orzo, chi sceccherato d’estate, chi con il dietor, chi con lo zucchero di canna, chi con tazza grande, chi dentro al bicchiere ma non troppo bollente altrimenti il vetro scoppia e il caffè non può più essere gustato.
(segue)

mercoledì 1 ottobre 2008

Incipit

Camminava in un uno stretto e angusto vicolo del centro storico quando decise di infilarsi in una piccola caffetteria nominata il bar degli artisti, un locale dalla parvenza notturna, ottenebrato da una luce che stentava a arrivare, arrancava ed ansimava a fatica, nello spiraglio di una positività che era fuori dalla porta, dove i raggi del sole illuminavano la triste saletta solo in primavera, come avrebbe successivamente osservato uno dei gemelli eterozigoti, frequentatore abituale.

Si sedette in disparte posando il suo zainetto, ordinò un caffè schiumato e rimase in silenzio ad ascoltare la gente che parlava.