mercoledì 14 aprile 2010

Lettera di una sconosciuta, Stefan Zweig

Ogni cosa esisteva solo in quanto aveva un rapporto con te, ogni cosa nella mia esistenza aveva senso solo se era legata a te. Tu trasformasti, tutta intera, la mia vita. Fino allora apatica e mediocre a scuola, divenni d’un tratto la prima della classe, leggevo un’infinità di libri sino a notte fonda perché sapevo che tu amavi i libri; di punto in bianco – lasciando stupefatta mia madre – cominciai a esercitarmi al pianoforte con perseveranza, quasi con caparbietà, perché credevo che tu amassi la musica.

Ero sempre concentrata su di te, sempre in tensione e in movimento; ma tu non potevi sentirlo, così come non senti la tensione nella molla dell’orologio che porti nel taschino e che, nel buio, conta e misura pazientemente le tue ore, accompagna i tuoi passi, con il suo impercettibile battito e sul quale il tuo sguardo cade frettoloso per uno appena fra i milioni di tic tac, fra i milioni di secondi.

Tu non lo hai mai conosciuto, il nostro povero bambino – oggi mi faccio una colpa di avertelo tenuto nascosto, perché tu lo avresti amato. Non lo hai mai conosciuto, povero piccolo, non lo hai mai visto sorridere quando sollevava piano le palpebre e, con i suoi occhi scuri e intelligenti – i tuoi occhi! -, gettava una luce chiara, una luce gioiosa su di me e su tutto il mondo. Ah, era così gaio, così amabile: tutta la leggerezza del tuo essere si ritrovava in lui, nella sua versione infantile; in lui si rinnovava la tua fantasia pronta, vivace; per ore e ore poteva giocare infervorato con i suoi balocchi, così come tu giochi con la vita, e poi tornare a sedersi davanti ai libri, tutto serio e con la fronte aggrottata.

Allora in quella sala parto, all’Ospizio di Maternità, ho toccato con mano tutto l’orrore della miseria, ho capito che a questo mondo il povero viene sempre calpestato, sempre umiliato, è la vittima; e io non volevo, a nessun prezzo, che il tuo bambino, il tuo bambino così radioso e bello, crescesse in basso nella freccia, nel marciume, nella volgarità della strada, nell’aria metifica di una stanza sul cavedio.

Oh, ero profondamente consapevole della bassezza, dell’ingratitudine, dell’infamia che stavo commettendo verso un amico sincero, sentivo che il mio comportamento era ridicolo e che con la mia follia ferivo a morte e per sempre una persona buona, mi rendevo conto che stavo spezzando la mia vita – ma che cosa contava per me l’amicizia, che cosa contava per me la vita in confronto alla mia impazienza di sentire di nuovo le tue labbra su di me, di udire di nuovo, rivolte a me, le tue parole suadenti? A tal punto ti ho amato, e adesso che tutto è passato, che tutto è finito, posso dirtelo. E credo che, se tu mi chiamassi da questo mio letto di morte, troverei all’istante la forza di alzarmi e di venire da te.

Mi avevi baciata, e ancora una volta appassionatamente. Dovetti risistemare i capelli che mi si erano scompigliati e, mentre ero davanti allo specchio, proprio nello specchio ti vidi – e credetti di svenire per la vergogna e l’orrore – ti vidi infilare con discrezione un paio di banconote di grosso taglio nel mio manicotto. Come ho fatto, in quell’istante, a non gridare, a non darti uno schiaffo: me, per quella notte tu hai pagato me, colei che ti ha amato fin da quando era bambina, me, la madre di tuo figlio! Una sgualdrina del tabarin: questo ero ai tuoi occhi, niente di più, e mi hai pagata, pagata! Non bastava che tu ti fossi dimenticato di me, dovevo anche subire una simile umiliazione.

Lo sguardo gli cadde allora sul vaso azzurro, lì davanti a lui sulla scrivania. Era vuoto, vuoto per la prima volta dopo tanti anni nel giorno del suo compleanno. Trasalì, sgomento: fu come se, all’improvviso, una mano invisibile avesse aperto una porta e una corrente fredda fosse penetrata da un altro mondo nella quiete della sua stanza. Percepì una morte e un amore immortale: qualcosa gli si spezzò nel profondo dell’anima e, per la creatura invisibile, egli ebbe un pensiero incorporeo e appassionato come per una musica lontana.

(Brief einer Unbekannten)

Nessun commento: